Gustave Dorè

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Gustave Dorè (1832-1883)

Biografia:

Gustave Dorè nasce a Strasburgo il 6 Gennaio 1832, fu un pittore, scultore e incisore francese e proprio per le sue incisioni è maggiormente conosciuto, sia come disegni indipendenti sia come illustrazioni di libri. La tecnica che preferiva per le incisioni era la xilografia. Dorè mostra fin da bambino una grande propensione al disegno tanto che fin da giovanissimo cerca di far diventare la sua passione il suo lavoro.  Completamente autodidatta riesce ad affermarsi tanto che ognuno di noi ha avuto il piacere di osservare un suo lavoro anche se non se ne è reso conto. E’ entrato a far parte della cultura occidentale nonostante i parere negativi della critica a lui contemporanea.A sedici anni inizia a a lavorare per una casa editrice parigina, sotto la supervisione Monsieur Daumier, per cui realizza delle caricature. Per questa sua decisione si deve scontrare con l’autorità paterna che avrebbe voluto vederlo avviato alla carriera di ingegnere, e per questo il padre gli permette di realizzare un solo disegno a settimana.

Caricature
Caricature

Ma le opere per cui è maggiormente famose sono quelle che ha realizzato per illustrare libri sia a lui contemporanei che testi già ampiamente diffusi. Iniziò ad illustrare libri nel 1852 per incarico di P.Lacroix. Da le opere che illustrò furono innumerevoli, più di quaranta, e di vario genere, dalla “Bibbia” ad alcune favole, dalla “Divina Commedia” alla “Ballata del vecchio marinaio di Coleridge”. Il suo stile non si riesce ad inquadrare all’interno di una sola corrente artistica ma è influenzato da numerosi movimenti anche se la visione epica, tragica, teatrale degli eventi narrati si riflette nelle azioni da lui illustrate rivelando un gusto romantico,influenzato dalle tendenze europee. Sicuramente i corpi da lui disegnati sono caratterizzati da una grande plasticità nella definizione delle anatomie. Ma nelle sue opere si può notare un’ interesse per le classi più povere della società come quelle degli artisti del circo o degli operai che ritrae rispettivamente in una serie di quadri e in una serie di incisioni su Londra.

Nonostante questo fu un artista apprezzato arrivò ad avere quaranta fra allievi e collaboratori ed allievi nel suo studio. Dopo aver illustrato sia la realtà dei suoi tempi sia i sogni di alcuni scrittori muore a Parigi il 23 gennaio 1883 e viene seppellito a Père-Lachaise.

Xilografie:

La xilografia è una tecnica di illustrazione che consiste nell’incisione a rilievo del soggetto da rappresentare su tavolette di legno che diventano così la matrice. E’ una tecnica molto antica ed è nota in Cina sin dal VI secolo. All’inizio si realizzavano le xilografie su stoffe, ma successivamente con lo sviluppo della carta ebbero la loro maggiore diffusione. La matrice permette di realizzare più copie del disegno e questo faceva perdere la prerogativa dell’ unicità dell’opera d’arte e per questo non veniva accettata come forma di arte in Occidente. Durante la fine dell’ 1800 le incisioni vengono riscoperte nel gusto Occidentale dopo che avevano fatto una breve comparsa nel gotico. Infatti è nota in Europa sin dal XII secolo come tecnica per illustrazioni sacre, di carte da gioco, ma solo alla fine del XIX secolo viene riconosciuta come arte libera e indipendente.

Xilografia medievale (Apollo e Dafne)
Xilografia medievale (Apollo e Dafne)

Inizialmente si inchiostrava la matrice e poi si colorava il disegno con gli acquerelli ma poi, a partire dal XVI secolo, si iniziarono ad inchiostrare con i colori necessari varie matrici. Il livello più alto di questo tipo di xilografia si raggiunsero in Giappone dove si arrivò ad usare fino a venti matrici per una sola xilografia.Vengono riscoperte grazie al contatto con l’Oriente che invece ne vantava una copiosa tradizione. Quando fanno il loro ingresso in Europa vengono ammirate anche da alcuni pittori come Vincent Van Gogh.

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Xilografia giapponese 1700

Proprio durante il periodo impressionista le xilografia acquista una grande importanza anche in Occidente, e proprio da queste opere si lasciarono influenzare molti artisti impressionisti e post-impressionisti. Le prime xilografie giapponesi affluiscono in Europa dopo la riapertura, nel 1854, del mercato giapponese, come carta da imballaggio. Così le xilografie iniziarono ad interessare i pittori, uno dei più grandi estimatori fu Monet. Il pittore impressionista possedeva oltre 250 stampe che esponeva orgoglioso nella sua casa di Giverny. Le influenze che esse ebbero sono rilevanti nella pittura di Monet. Anche Vincent Van Gogh fu un grande estimatore delle stampe giapponesi che lo influenzarono, tanto che dipinse opere come Japonaiserie (1887).

Vincent Van Gogh, Japonaiserie (1887)
Vincent Van Gogh, Japonaiserie (1887)

Così la xilografia si diffuse in Occidente grazie ad artisti come Gustave Dorè e Maurits Cornelis Escher

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M.C. Escher “Tre sfere I” (1945)

Produzione artistica:

I Saltimbanco:

Dorè, come l’artista a lui contemporaneo Daumier, mostra un grande interesse per il mondo apparentemente festoso delle fiere e delle feste di paese. Lui stesso faceva parte di questo mondo, tanto che la sua biografia, e le caricature che lo hanno come soggetto, lo presenta come un artista che amava trasformarsi di tanto in tanto in Pierrot.

" I saltimbanco" (1874)
” I saltimbanco” (1874)

In questo quadro Dorè mostra il suo interesse per un gruppo di persone che vengono emarginate dalla società, le persone che fanno pare del mondo dello spettacolo, del circo. Questo interesse probabilmente nasce dal fatto che anche lui si sente emarginato dal modo pittorico a lui contemporaneo. Sui volti dipinti si nota la tristezza, il dolore e la rassegnazione dei personaggi coscienti dalla loro condizione. Questi sentimenti sono nettamente in contrasto con lo sfarzo degli abiti che vengono descritti in modo così minuzioso. Lo sfarzo eccessivo si può notare anche dall’abbigliamento dei due cani fermi ai piedi di due personaggi. Anche i gioielli sfoggiati dalla doMichelangelo Buonnna, la coallievi e collaboratori ed allievi rona, il filo di perle fra i capelli, la collana appoggiata sulla panca mostrano l’eccessivo sfarzo che il pittore tenta di mostrarci. La donna con espressione sconsolata abbraccia un bambino dal capo sanguinante. Anche la condizione tremenda di questo bambino fa parte della vita di questi artisti che dietro ad un’apparenza di gioia e spensieratezza che mettono in scena durante la loro performance, vivono una vita di emarginazione e di povertà.

La Divina Commedia:

Una delle opere più importi di Dorè è sicuramente la raccolta di illustrazioni che hanno accompagnato varie edizioni delle tre cantiche dantesche. Dallo studio della Divina Commedia realizza innumerevoli schizzi, che gli hanno dato la possibilità di realizzare sia xilografie sia alcuni dipinti. Fra i dipinti Dorè ne espone uno al Salon nel 1861 che rappresentate Dante e Virgilio, ed un altro raffigurante Palo e Francesca. Anche se le illustrazioni fornivano un supporto al lettore durante la lettura, l’artista non rinuncia ad un aspetto interpretativo.

"Dante e Virgilio" 1861
“Dante e Virgilio” 1861

…“Guarda come passi:

va sì, che tu non calchi con le piante le teste de’ fratei miseri lassi”.

Per ch’io mi volsi, e vidimi davante

E sotto i piedi un lago che per gelo

Avea di vetro e non d’acqua sembiante. (vv. 19-23).

In quest’ opera il pittore ci avvicina al tema delle visioni infernali. Ci troviamo negli ultimi canti dell’ Inferno, in particolare siamo nel Cocito, come si può vedere dai dannati, i traditori tra cui si trova anche il conte Ugolino, intrappolati nel ghiaccio. Le due figure camminano attente fra i dannati che scrutano dall’alto. Dante ha uno sguardo stupito, incredulo a causa delle scene che è costretto a a vedere, i dannati che si mordono a vicenda e i loro corpi che si contorcono a causa del freddo a  cui sono condannati in eterno.

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paolo e francesca xilografia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Poeta, volentieri

parlerei a quei due che ʼnsieme vanno,

e paion sì al vento esser leggieri”.

Canto IV (vv. 73-75)

Sia  nella xilografia sia nel quadro che rappresentano  i due giovani amanti Dorè riesce a mettere in evidenza in movimento delle anime strette l’una all’altra in un amore totalizzante che li lega ancora dopo la morte violenta. La traccia della terribile morte si nota grazie alla ferita in mezzo al petto  da cui sgorga ancora del sangue, di Francesca in primo piano nella xilografia e nel dipinto nel petto di Paolo. In entrambe le rappresentazioni Francesca viene raffigurata con dei toni più chiari rispetto a Paolo mettendola ancora di più in evidenza rispetto a Paolo che è disegnato in secondo piano seminascosto dal corpo dell’amata. Il giovane guarda verso Francesca e a causa di questa sua posizione non riusciamo a scorgere il suo volto. Anche nella Divina Commedia Paolo ha un ruolo secondario, infatti, è solo Francesca a parlare mentre Paolo passa il tempo del dialogo a piangere e a singhiozzare. in entrambe le opere sulla sinistra si può scorgere il vento dei lussuriosi.

In queste incisioni, come nella maggior parte delle opere di Dorè in particolare in quelle dell’ Inferno, si può notare la ricerca di plasticità dei volumi e della definizione dei corpi. Una ricerca accentuata nell’Inferno dove i corpi sono massicci e pesanti. Mentre nelle  xilografie del Paradiso i corpi sono leggeri, eterei ed evanescenti, sono xilografie caratterizzate da un maggiore chiarore e dai contorni quasi indefiniti.

paradiso
Paradiso

Probabilmente l’inferno con la sua atmosfera lugubre e tormenta era quella più congeniale all’artista riuscendo a trasformare le immagini in versi unendo in un unica rappresentazioni molti concetti narrati da Dante. Ma non sempre Dorè rispetta le descrizioni di Dante.

Minotauro
Minotauro

“e ‘n su la punta della rotta lacca

L’infamia dei Ceti era distesa”

Canto XII (vv.11-12)

Ad esempio c’è una discrepanza fra la descrizione del Minotauro fatta da Dante e la rappresentazione del Minotauro di Doré. Infatti Dante lo descrive come un toro dalla testa d’uomo mentre Doré lo rappresenta secondo la mitologia classica e cioè come un uomo dalla testa di toro.

La Bibbia:

Con le illustrazioni della Bibbia, eseguite dal nel 1866, Doré arriva ad acquisire la fama di poeta predicatore, fama che verrà alimentata da alcune opere successive di carattere sacro come “Cristo mentre lascia il pretorio”.

Le illustrazioni della Bibbia vennero pubblicate nel 1865. Ogni volume conteneva 240 illustrazioni che rendevano i libri molto costosi. Per questo  motivo molte case editrici decisero di pubblicare tutti i disegni omettendo alcuni passi della Bibbia, diedero così vita alla ” Galleria biblica di Dorè”. Alcuni passi erano stati rappresentati anche più di una volta. Anche in queste xilografie sono essenziali i volumi dei corpi, l’accentuazione dei gesti, dei movimenti serve a sottolineare la solennità delle circostanze, spesso ribadita dalla luce che colpisce l’elemento centrale come nel caso dei ” Dieci comandamenti”.

I dieci comandamenti
I dieci comandamenti

Il chiarore e la luce sono i corrispondenza delle tavole. Il mantello che svolazza di Mosè contribuisce a focalizzare la nostra attenzione sulle sue braccia e di conseguenza sulle due tavole che sta reggendo. La figura massiccia di Mosè si staglia su gli altri corpi, trovandosi sopraelevata rispetto al terreno.

Una delle opere di carattere sacro più famose al di fuori di queste di questa serie di illustrazioni è “Cristo mentre lascia il pretorio” (1867)

"Cristo mentre lascia il pretorio" (1867)
“Cristo mentre lascia il pretorio” (1867)

 

In quest’opera c’è una grande forza drammatica, teatralità e spettacolarità delle forme, abbandanza delle figure in cui il protagonista è il sentimento religioso. Infatti il centro della composizione è occupato da Gesù, figura luminosa nel suo abito candido mentre scende la scalinata alla fine della quale si vede una croce simbolo dell’immanente martirio. L’episodio, infatti, si colloca all’interno del processo a Gesù, fra la presentazione di Cristo alla folla e la salita al calvario. Alle sue spalle si vedono le figure dei sacerdoti e di Ponzio Pilato. Ai lati dell’opera  si trova una folla contenuta da alcuni militari, la folla si trova al buio, dove la moltitudine dei corpi no fa distinguere le singole figure.

L’esperienza in Spagna:

Terra considerata dal’incisore selvaggia e pittoresca, Dorè si reca in Spagna più volte, una volta in veste di illustratore di Don Chiscotte di Cervantes. Con le sue immagini riesce a catturare il carattere di questa opera e di questo eroe atipico, della sua goffaggine e della sua lotta contro i mulini a vento.

Don Chisciotte (1863)
Don Chisciotte (1863)

In questa famosa rappresentazione di Don Chischiotte che legge uno dei suoi libri, Dorè fa comparire dietro all’eroe i protagonisti delle avventure che sta leggendo e che presto vorrà emulare. L’eroe viene rappresentato come una figura slanciata ed esile, convinto delle sue azioni. Viene quasi sempre catturato in momenti caricaturali, che mostrano l’assurdità delle sue imprese mostrando le sue avventure come antieroiche, come lo scontro con i mulini a vento.

Don Chisciotte e i mulini a vento (1863)
Don Chisciotte e i mulini a vento (1863)

In questa incisione viene mostrato uno dei momenti più noti della narrazione e la rovinosa sconfitta dell’ eroe contro i suoi nemici immaginari. L’assurdità dell’ impresa si può notare dalla posizione del destriero dell’eroe e dalla figura del cavaliere disarcionata, figura di cui non riusciamo nemmeno a scorgere il volto. I mulini a vento che costellano il paesaggio sono i nemici di Don Chisciotte che infliggono una sconfitta, che frenano le avventure dell’eroe.

Il racconto di Londra:

Nel 1869 Blanchard Jerrold chiese a Dorè di lavorare con lui ad un ritratto di londra che si concretizzò nel libro “Londra: Un pellegrinaggio”. Dorè firmò un contratto da 10.000 sterline l’anno per cinque anni che lo portò a vivere a Londra per tre mesi all’anno. Con queste illustrazioni riuscì a catturare le contraddizioni a cui aveva portato la rivoluzione industriale in una società che, forse, non era ancora pronta ad accoglierla e che si è trasformata troppo velocemente.

"Londra: un pellegrinaggio" (1869)
“Londra: un pellegrinaggio” (1869)

I soggetti principali sono i poveri, gli emarginati, i quartieri operai appena sorti, con spazi piccoli e mancanza di luce e d’aria, angusti, che trasmettono una sensazione di soffocamento, accentuata dall’autore con il nero in cui si perdono e si confondono le sagome. La povertà diffusa e le condizioni di vita inumane vengono rappresentate con simboli del progresso ottocentesco come il treno.

"Londra: un pellegrinaggio"(1869)
“Londra: un pellegrinaggio”(1869)

La città così assume i tratti della fatica, del lavoro e della povertà con le file dei poveri che affollano le vie di Londra, in una condizione di emarginazione sociale che le riforme non riescono a risanare, in un clima torbido e di squallore.

"Londra: un pellegrinaggio" (1869)
“Londra: un pellegrinaggio” (1869)

Questo libro fu un successo editoriale ma non fu apprezzato dai critici che accusavano Dorè di aver inventato e non di aver riprodotto la vera situazione della città. Ma nonostante ciò ricevette commissioni per l’ “Illustrade London News” e Londra rimase un forte punto d’appoggio per l’autore grazie alla galleria Gustave Doré nata nel 1867 dopo il successo di una mostra nella città.

"Londra: un pellegrinaggio" (1869)
“Londra: un pellegrinaggio” (1869)

Lo scrittore inglese Wiliam Blake aveva osservato la stessa cosa circa sessanta anni prima, e denunciò la condizione della città in “London”. In questa poesia denuncia le condizioni di povertà estrema degli abitanti, l’incertezza e la mancanza di presenza delle istituzioni come il matrimonio, la chiesa e lo stato e lo sfruttamento totale della città.

London

Near where the charter’d Thames does flow.
And mark in every face I meet
Marks of weakness, marks of woe.

In every cry of every Man,
In every Infants cry of fear,
In every voice: in every ban,
The mind-forg’d manacles I hear

How the Chimney-sweepers cry
Every black’ning Church appalls,
And the hapless Soldiers sigh
Runs in blood down Palace walls

But most thro’ midnight streets I hear
How the youthful Harlots curse
Blasts the new-born Infants tear
And blights with plagues the Marriage hears

(Blake)

Londra

   Io vago attraverso le strade sfruttate per scopi commerciali.
Vicino dove il Tamigi sfruttato per scopo commerciale scorre,
E noto in ogni faccia che incontro
Segni di debolezza, segni di dolore.

In ogni pianto di ogni uomo,
In ogni pianto di paura di infante,
In ogni voce, in ogni divieto,
Sento le catene create dalla mente.

Come il pianto dello spazzacamino
Disgusta ogni chiesa annerita;
E il sospiro della sfortuna del soldato,
Scorre nel sangue dai muri del palazzo.

Ma attraverso la maggior parte delle strade a mezzanotte sento
Come la maledizione della giovane prostituta
Distrugge la lacrima dell’infante appena nato,
E infetta il carro funebre del matrimonio.

(Blake)

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